Dermatite atopica: dai bambini agli adulti

Dermatite atopica: dai bambini agli adulti

La dermatite atopica è una patologia della pelle dovuta ad una risposta di tipo allergico. Nelle persone che ne soffrono, a seguito del contatto con una sostanza estranea (detta allergene), si sviluppa una reazione infiammatoria.
L’infiammazione esaspera la reattività cutanea e porta alla comparsa di manifestazioni quali prurito, desquamazione e lesioni cutanee.
Si tratta di una malattia cronica: quindi, l’obiettivo è quello di controllare la sintomatologia, in particolare la sua componente più impattante, il prurito.
Per questa malattia sono stati sviluppati negli ultimi anni farmaci relativamente efficaci, che offrono però i massimi vantaggi solo se assunti tempestivamente e in maniera appropriata. Il trattamento della dermatite atopica non si limita alla terapia farmacologica: la sintomatologia risente in misura significativa anche della modifica alle abitudini di vita. Per questa ragione, è molto importante che intorno a questo disturbo la comunicazione sia corretta e chiara e che il paziente sia adeguatamente informato.
Ai pazienti viene consigliato di evitare il contatto con sostanze irritanti o allergizzanti, come i profumi, e alcune piante, in particolare le graminacee e viene raccomandato di adottare abitudini alimentari bilanciate e di praticare regolare attività fisica.
Benché la sua insorgenza sia più frequente durante l’infanzia, non mancano i casi in età adulta. Nell’adulto, però, la diagnosi può essere molto complessa e richiedere lunghi periodi di tempo. Questo aumenta il rischio di ricorso a farmaci non appropriati e ritarda l’adozione degli strumenti indicati per il trattamento, peggiorando notevolmente la qualità di vita e aumentando i costi sociali connessi.
Anche per fare il punto su questi aspetti critici e sensibilizzare sulla ricerca di soluzioni, il recente Congresso SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse) ha dedicato alla dermatite atopica diverse sessioni.

Perché la diagnosi può essere difficile
La diagnosi della dermatite atopica è clinica. Avviene sulla base dell’osservazione e del riconoscimento delle manifestazioni cutanee, dell’ascolto della storia del paziente, del racconto che fa dei suoi sintomi.
Di frequente, il dermatologo viene supportato nella diagnosi dalla presenza di malattie che spesso sono copresenti, come l’asma e l’oculorinite allergiche. Malgrado gli sforzi, non sono ancora stati identificati biomarcatori in grado di facilitarne il riconoscimento, cioè sostanze dosabili nel sangue che possono costituire un indice oggettivo della presenza della malattia.
Essendo una patologia che riconosce un substrato allergico, in passato è sembrato naturale utilizzare come indicatori i livelli plasmatici delle immunoglobuline di tipo E. Questo dal momento che le IgE sono anticorpi presenti solo nelle persone affette da allergie. Purtroppo, però, è stato dimostrato che in una percentuale significativa di pazienti il livello di IgE è assolutamente nella norma.

Cosa succede se viene riconosciuta tardi
Quando la diagnosi latita, il paziente non ha accesso ai farmaci che potrebbero rendere più sopportabile il prurito e non mette in atto tutti i comportamenti che lo aiuterebbero in tal senso. Ad esempio, dorme poco e male a causa del prurito e ricorre all’automedicazione, assumendo farmaci non appropriati che peggiorano ulteriormente il quadro dei sintomi.
È dunque più esposto al rischio di peggioramento della qualità di vita e di riduzione della capacità di svolgere normalmente le proprie attività quotidiane, con conseguente limitazione della produttività. La dermatite atopica ha notevole impatto sulle attività professionali, sulla vita sociale e sulle relazioni interpersonali. Spesso, inoltre, tale malattia è accompagnata da altre malattie su base allergica, che concorrono ad inasprire la qualità di vita.

Le cose vanno peggio quando insorge in età adulta
Malgrado la maggior parte dei casi di dermatite atopica venga diagnosticata in età pediatrica, la malattia interessa una percentuale di adulti compresa fra il 5 e l’8%. Nelle forme ad esordio tardivo, la diagnosi subisce ritardi che diventano più ampi quanto maggiore è l’età del paziente.
Nella persona anziana, in particolare, è molto difficile attribuire correttamente le manifestazioni cutanee alla diagnosi corretta. La pelle, infatti, tende di per sé ad essere più secca e a desquamarsi, a causa della progressiva perdita di idratazione che accompagna l’invecchiamento. Gli altri disturbi dermatologici rispetto ai quali la diagnosi differenziale può presentare particolari complessità sono l’eczema cronico, l’eczema nodulare, il prurigo nodulare e la dermatite da contatto.
Nell’adulto, viene meno la correlazione fra dermatite atopica e altre malattie su base allergica. Dunque, si riducono i possibili indicatori utili al dermatologo per la diagnosi. Un aiuto potrebbe giungere dall’innovazione: le soluzioni si basano sulla rilevazione delle conseguenze del sintomo principale, il prurito. Sono state sviluppate app che registrano il numero di volte in cui una persona si gratta o il numero di ore di sonno che riesce a raggiungere, ma si tratta di dati utili più che altro a monitorare la qualità di vita e l’efficacia delle terapie nelle persone che hanno già ricevuto la diagnosi.

L’accesso alle terapie non è sempre agevole
I farmaci sviluppati negli ultimi anni per il trattamento della dermatite atopica sono in gran parte biologici.
Tali medicinali intervengono nei meccanismi coinvolti nell’infiammazione e permettono di tenere sotto controllo la sintomatologia. Sono farmaci sicuri, normalmente ben tollerati. Si tratta, però, di prodotti molto costosi: si stima che il costo della terapia per un anno per ogni singolo paziente può toccare i 20.000 euro. Questo aspetto rende necessario un attento controllo delle prescrizioni, che devono essere eseguite secondo criteri di appropriatezza.
Il mancato inserimento della dermatite atopica nei Lea, l’elenco delle prestazioni essenziali offerte dal servizio sanitario, ostacola ulteriormente l’accesso ai farmaci. Inoltre, molti dei prodotti idratanti ed emollienti che vengono prescritti per ripristinare l’integrità della barriera cutanea e attenuare il prurito sono interamente a carico del cittadino, perché spesso classificati come cosmetici.

L’Italia è il Paese europeo con l’incidenza più alta
Nelle forme moderate e gravi degli adulti, le conseguenze sui piani fisico e psicosociale possono essere molto pesanti.
Le statistiche mostrano che il 52,5% dei malati in età matura presenta alterazioni del sonno; il 5% di essi ha una compromissione grave.
L’ansia, inoltre, è stata osservata nel 58,5% degli adulti italiani con dermatite atopica; la depressione moderata nel 49,2% e grave nell’8,2% dei casi.
In generale, il quadro non lascia intravedere spiragli di miglioramento, dal momento che l’incidenza della malattia sembra essere in continuo aumento. In Europa, la sua diffusione interessa il 7% della popolazione, ma si ritiene che tale dato sia sottostimato: le persone affette potrebbero essere molte di più. L’Italia è il Paese europeo nel quale le percentuali di pazienti è maggiore.

Bibliografia


L.N. Chan et al. The epidemiology of atopic dermatitis in older adults: A population-based study in the United Kingdom. PLoSOne. (2021)

SIDeMaST
 

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